giovedì 17 aprile 2014

L'autorganizzazione non ha date di scadenza.

L’Ex Caserma Liberata è oggi uno spazio comune che ha innescato un processo irreversibile: la creazione di un nuovo protagonismo sociale nel panorama stantio della città attraverso l’autorganizzazione di iniziative politiche e progetti sociali, attività culturali e artistiche che raccolgono sempre più vasta e attiva partecipazione. Quello che questa esperienza significa è chiaro come il sole a tutti, o meglio, quasi a tutti: la delibera della giunta comunale del 15 aprile ignora quello che accade, dichiarando una generica intenzione di “incentivare il processo di democrazia partecipata” e offende il processo di reale progettazione partecipata iniziato il primo giorno della liberazione della caserma Rossani. Condivisione dei saperi e delle competenze, realizzazione di progetti autogestiti e di riqualificazione a costo zero sono solo i primi elementi di una visione più alta e più larga: la costruzione continua del bene comune che non scade certo il 31 dicembre come vorrebbe la delibera ma dà una risposta forte alla apparente ineluttabilità della scelta tra privatizzazione liberista e cattiva gestione della cosa pubblica. Al contrario, una delibera che mira alla “valorizzazione temporanea” in “attesa della definizione della destinazione d’uso” e propone un “laboratorio urbano temporaneo” ha il sapore acre di quella stessa precarietà che già invade ogni ambito delle nostre esistenze. Per questo fantomatico laboratorio il Comune metterebbe a disposizione “supporti provvisori (bagni chimici, generatori di elettricità, dispenser di acqua) e manutenzione straordinaria”. 



Ironico, se consideriamo che il 17 febbraio scorso il Sindaco ha convocato alcuni portavoce della Rossani proponendo di avanzare un atto unilaterale finalizzato proprio alla creazione di condizioni dignitose e sicure per tutte e tutti, attraverso la semplice fornitura di acqua corrente ed energia elettrica nel giro di pochi giorni. All’atto ha fatto seguito il lungo silenzio dell’amministrazione che questa delibera finalmente chiarisce: gli apparenti segni di apertura a questa esperienza da parte dell’amministrazione si sono dimostrati essere banali tatticismi per traghettare fino alle elezioni una situazione di calma. Quello che si gioca nella Rossani non è riconducibile ad alcun dibattito elettorale né a forme di normalizzazione di un conflitto, perché non cessa “anticipatamente in caso di diversa ponderazione degli interessi pubblici” come minaccia la delibera ma investe bisogni e desideri per i quali gli otto ettari entro quelle mura sono ancora uno spazio troppo ristretto per costruire il futuro di tutte e tutti. Collettivo Ex-Caserma Liberata

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