venerdì 12 dicembre 2014

La partecipazione non è un pranzo di gala.

Nell’ultima settimana il Comune ha avviato il processo partecipativo riguardante la Caserma Rossani. Abbiamo partecipato ai primi due incontri e ai tavoli di lavoro, molto leopoldescamente chiamati “atelier”. Questi tavoli discuteranno riguardo un’area ben precisa, il cosiddetto “primo stralcio” del progetto, che comprende l’area fra le vie DeBellis, Petroni, Croce e i tre edifici in linea a sud, quella che un tempo fu la Polisportiva Rossani e dove ora, sulle basamenta della città di Federico, c’è lo skate park esterno, il nostro orto sociale e il campo da calcio quasi ultimato. Questa area è , da contratto firmato fra l’amministrazione e lo studio di architettura Fuksas, il primo dei tre stralci in cui è stato suddiviso il progetto di riqualificazione dell’intera area ( comprendente Caserma Rossani e stazione Centrale ).




Chi se lo ricorda il 10 giugno 2014, giorno della conferma dell’incarico a Fuksas? I giornali titolavano “Blitz anti-Fuksas”, scrivendo della contrapposizione fra noi e i vigili urbani e non dell’avvenimento più rilevante, ossia di ciò che è accaduto in conferenza stampa. Ve lo ricordiamo: in conferenza stampa, prima della firma, Emiliano è stato incalzato dal nostro collettivo, lì abbiamo portato in evidenza il fatto che, da contratto, non era prevista alcuna progettazione partecipata per il primo stralcio in quanto “ l’area fosse già vincolata a verde”. Un’area vincolata a verde non garantisce alcunchè. Banalmente, anche la triste piazza Cesare Battisti potrebbe essere definita tale, bastano delle aiuole. La questione era così evidentemente impresentabile che l’allora sindaco Emiliano fu costretto a “bianchettare” il contratto, riscriverlo di sua mano, e farlo firmare a Fuksas. Di conseguenza è stata attivata la partecipazione anche riguardo il primo stralcio, e il comune è stato costretto a realizzare il processo partecipativo che in questi giorni ha avuto inizio all’Officina degli Esordi. Per tutto questo tempo il contratto sottoscritto dallo studio Fuksas non è mai stato pubblicato sul sito del Comune di Bari, così come il progetto preliminare consegnato a fine agosto e riguardante il primo stralcio, visionato solo da chi ha partecipato agli incontri partecipativi, ma reso indisponibile ai cittadini.

Ma come si sostanzia la progettazione partecipata pensata dal comune?
All’incontro di presentazione l’assessore Tedesco ha subito messo le mani avanti: la discussione non avrebbe mai avuto modalità assembleare, troppi partecipanti secondo l’assessore all’urbanistica. Peccato che già dal primo incontro i partecipanti ai tavoli si aggirino intorno alle 40 persone, molte delle quali avevano già sperimentato le assemblee cittadine all’interno della Rossani durante i primi mesi di occupazione. Chiaramente l’essere “declassati” a semplici partecipanti ad un gioco di gruppo, le cui regole devono essere accettate a scatola chiusa, è stato accettato di malgrado dai presenti. Non è dato sapere come funzioni la “democrazia” all’interno ei tavoli, ma soprattutto non si sa se le proposte che verranno deliberate dai tavoli avranno potere deliberante oppure rimarranno semplici consultazioni che verranno prese in considerazione solo in parte o per nulla, in base alla loro convergenza con gli interessi dell’amministrazione.

«Se questo tipo di progettazione non produce esiti operativi, se questi laboratori non saranno produttivi noi andremo avanti» con questa premessa è stato presentato il processo partecipativo: 8 incontri da 3 ore, 4 “atelier” già determinati: “atelier del verde e delle resistenze vegetali”; “atelier del gioco e delle tattiche di riuso” ; “atelier della gestione creativa degli spazi aperti” , “atelier ‘Se io fossi Fuksas…’”. Questa è la partecipazione che i baresi si dovranno far bastare dopo 20 anni di silenzi e di abbandono. E nel caso non si riuscisse ad avere un’idea chiara sul progetto nelle 24 ore a disposizione, il comune andrà avanti, perché tanto ci son
o i soldi e solo quello conta.
La posizione del Comune di Bari è chiara e da questo si può comprendere quanto il processo partecipativo sia posticcio e piegato dal vento del denaro e degli interessi, quanto questa parvenza di partecipazione sia buona più che altro a una legittimazione dell’incarico a Fuksas e al suo lauto compenso, tutto il resto è marketing, sono slide di proforma per “vendere” un progetto ai cittadini con l’illusione di avere parola in merito, ma è tuttora impossibile da capire quanto le idee delle persone potranno incidere sul progetto.

A parte gli articoli di giornale, l’amministrazione non ha diffuso l’invito all’evento nel quartiere con un appello pubblico e ha coinvolto nel processo partecipativo solo i comitati che già seguivano da tempo la questione e le associazioni portatrici di interesse. Che cosa accadrebbe se la gente del quartiere si interessasse personalmente a questi incontri partecipando in un numero superiore alle 50 persone?
Da parte nostra non ci siamo mai aspettati da parte della pubblica amministrazione una apertura alla partecipazione reale, per questo abbiamo scelto di incidere e di monitorare questi processi, perché non possiamo essere semplici spettatori di ciò che si decide di uno spazio di tutti e tutte.

I processi partecipativi reali sono da mesi in corso all’interno dell’area della Rossani, noi continueremo a invitare tutto il quartiere e la città a prenderne parte attivamente. L’amministrazione cerca di “dimenticarsi” della fucina di idee e socialità ogni giorno presente dentro gli spazi della ex caserma, se non per quello che Fuksas ha deciso di assumere dall’esistente e inserire nel progetto preliminare ( ovvero skate park e orto urbano). Ma il nostro spazio è uno spazio in continua evoluzione, in cui ad esempio nell’ultimo mese è stato ultimato un campo da calcio e il Comune non può non preoccuparsi di preservare ciò che ogni giorno viene realizzato. Facendolo, preclude la presa di parola alla partecipazione reale e dal basso che avviene in questi luoghi, preclude la presa di parola proprio a coloro che hanno innescato il processo partecipativo sulla Rossani e hanno spinto ( in tutti i sensi ) affinchè il progetto di Fuksas non venisse consegnato a scatola chiusa. Ci chiediamo che senso abbia questa progettazione se la partecipazione sociale che ha generato questa apertura da parte del Comune non viene poi presa in considerazione dallo stesso. Ricordiamo che il Comune ha firmato una dichiarazione d’intenti d’affidamento di alcuni stabili al collettivo, ma a distanza di tre mesi, non si hanno notizie del comodato d’uso.
Il 31 Dicembre scadrà la delibera comunale che in qualche modo riconosce la nostra presenza negli spazi della Rossani. Non sappiamo quale siano le intenzioni della pubblica amministrazione, se continuare a ignorarci o prendere atto che la nostra attività continuerà con o senza il loro benestare, che noi non ci siamo mai accontentati di una partecipazione fittizia e continueremo a non farlo: tenendo in vita gli spazi, proseguendo con le nostre attività, praticando autorganizzazione.

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